DUPLICE OMICIDIO DI UCRIA: SALVATORE RUSSO RIMANE IN CARCERE. IL GIP DI PATTI NON RICONOSCE LA LEGITTIMA DIFESA, COSA CONTESTATA DAI LEGALI DEL GIOVANE


Le indagini proseguono e il giovane di Paternò, che ha ucciso due persone e ne ha ferita una terza, resta in carcere perchè non gli è stata riconosciuta la legittima difesa a cui si è appellato. I suoi avvocati hanno già preannunciato ricorso al riesame e non sappiamo cosa succederà. Intanto, da Paternò il vicesindaco Ezio Mannino, vicino alla Lega, difende il suo concittadino e critica il parroco di Ucria, don Catalano, che ha definito uno dei due uomini uccisi “un amico di tutti” mentre risulta dalle indagini che “è un appartenente alla mafia barcellonese con diversi procedimenti di alto livello a suo carico”.

Quindi, probabilmente la capacità di intimidazione di uno dei due uccisi è stata tale, in due distinte fasi, quella del parcheggio contestato e prima ancora in un altro incontro avuto col Russo, precedente alla sparatoria, oltre che in quello sotto casa sua; che ha determinato nel soggetto in questione, indagato per duplice omicidio e tentato, una tale paura che lo ha portato a reagire in quel modo, sparando per colpire e, sostiene lui, per salvare la sua vita e quella della sua famiglia. A questo punto cosa bisogna pensare?

La legge dovrà far luce su tutto questo, dato che purtroppo molte persone “soggette alla mafia, che spesso comanda a modo suo e si fa giustizia con le sue mani”, temono molto la criminalità organizzata perchè sanno che nessuno la può contrastare (da qui le omertà). Comunque sia, la vicenda di Ucria apre uno squarcio sul grosso problema dei crimini e di chi li commette, della prevenzione degli stessi e della sensazione che hanno i cittadini di non avere difese, nonostante le tante forze di polizia esistenti in Sicilia e nel Paese (che a breve dovranno essere ridimensionate del 30%). Alla magistratura spetta comunque il compito di fare giustizia e se si è trattato di legittima difesa lo dovranno stabilire non solo loro ma il tribunale in caso di processo e di rinvio a giudizio; l’accusa infatti, con tutto il rispetto, non solo deve trovare prove contro ma anche a favore dell’indagato di turno (cose che spesso non si fanno), altrimenti non emerge la verità, che spesso è scomoda ma che deve venire alla luce in uno stato che si definisce di dititto.

Cosa voleva dire la spedizione punitiva decisa su quel macellaio 29enne di Paternò? Lo volevano uccidere o solo “menare” per dargli una lezione sotto casa sua? Non lo sappiamo, ma in quella fase è spuntata un’arma che a quanto pare non era di chi ha sparato. E il tutto è avvenuto per il futile motivo di un parcheggio abusivo. I giudici facciano giustizia vera perchè questo è il loro precipuo compito, ed è quello che si aspettano tutti i cittadini. La criminalità organizzata purtroppo c’è, non solo in Sicilia ma nel mondo intero, ed è un fenomeno secolare mai scalfito, per questo è lo Stato che deve intervenire efficacemente a difesa dei cittadini, anche con prevenzione e azioni mirate, altrimenti tutto continua com’è andato sinora.

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